giovedì 30 aprile 2020

Ricordati sempre di ringraziare

Photo by Wilhelm Gunkel on Unsplash



Ricordati sempre di ringraziare:
il cameriere che ti serve da mangiare,
l'automobilista che si ferma e ti fa attraversare.
Il barista che ti versa da bere,
chi cede il proprio posto per farti sedere.

Il fornaio che ti prepara il pane,
la persona a cui racconti le tue disavventure quotidiane.
L'albero che ti permette di respirare,
l'autista del bus che mentre sta ripartendo
si ferma, apre le porte e ti fa entrare.

Il giornalaio che ti vende il cruciverba,
Abdul che sottobanco ti vende l'erba.
Un parente che si ricorda di te
anche quando non è Natale,
il dottore che ti cura quando stai male.
Un amico che ti fa un favore
senza che ci sia una reale motivazione,
chi non critica ogni tua affermazione.

La cassiera che ti saluta e ti dà il resto,
chi ti abbraccia senza un pretesto.
Chi ti aiuta senza il proprio tornaconto,
il negoziante in bolletta che ti fa uno sconto.
La tua amata che ti fa un regalo inaspettato,
chiunque ti abbia sempre rispettato.


Il passante che ti sorride per strada
anche se ha avuto una giornataccia,
chi è corretto e niente ti rinfaccia,
chi ti dice le cose in faccia, sperando che non ti dispiaccia.
Chi è puntuale anche se ha avuto un contrattempo,
chi ti pensa e ti dedica un minuto del suo tempo.

Il tuo cane che ti sveglia scodinzolando,
chi ti prepara il caffè la mattina, mentre ti stai alzando.
E per ultimo, ma non meno importante, il traditore, che
finalmente dalla tua vita, se ne sta andando.

Non costa sforzo ed è pure gratuito,
non devi per forza sprecare fiato,
basta un sorriso, un cenno della mano o del capo.
Per molti è superfluo, per troppi di moda è passato
ma ricordati che non è mai scontato, perché niente è dovuto.
Sembrerebbe un gesto di poco conto
ma certe volte, non dirlo, è un vero affronto.
Se ci pensi bene è un dato di fatto,
è una semplice questione di affetto,
di gentilezza, educazione e di rispetto.



lunedì 20 aprile 2020

Circolo Vizioso




Era diventata un abitudine, una consuetudine per me,
ogni volta che le cose stavano andando a gonfie vele,
ogni volta che ero pronto a passare al next level,
ogni volte che le cose cominciavano a farsi interessanti,
ogni volta che gli avvenimenti diventavano meno deprimenti,
ogni volta che ero sul più bello, dovevo per forza
ritornare al punto di partenza, riavvolgere il nastro.

Succedeva sempre una vicissitudine, un colpo di sfortuna
che rompeva le uova nel paniere e tutto metteva in discussione,
succedeva sempre una causa di forza maggiore, che
mi obbligava ad azzerare tutti i progressi, a ricominciare da capo.
Allora ricominciavo cercando di mettermici con tutti i crismi,
ma più mi applicavo e più ogni sforzo risultava vano, anche se
speravo sempre che fosse la volta buona per infrangere la regola.
Ma più passava il tempo e più non riuscivo ad andare avanti
ero come intrappolato in un loop infinito, in un circolo vizioso,
sembravo vittima di una maledizione, di un sortilegio.

Alla fine ho capito, era solo la paura che mi teneva ostaggio,
era la paura di perdere ogni traguardo, raggiunto così faticosamente; 

era la vita che cercava di darmi una lezione importante. 
Col tempo ho imparato che ricominciare, può diventare 
un occasione per fare le cose per bene, per farle nel modo giusto
con cognizione di causa, ho imparato a programmare,
sono diventato meticoloso, mi getto anima e corpo
ma cerco di non affezionarmi troppo, di non accanirmi
perché so che in ogni momento potrei perdere tutto.

Così ho imparato a lasciare andare le cose,
ho capito che più cerchi di controllarle e più ti sfuggiranno,
ho imparato ad andare avanti e a fregarmene,
invece di piangermi addosso, a rimboccarmi la maniche
e se per caso accade di nuovo, non mi do per vinto,
stringo i denti, cerco di tornare sui miei passi,
cerco di cambiare, di adattarmi e di sfruttare
la situazione a mio vantaggio, il più delle volte non ci riesco
ma ho imparato ad accettarlo, fa parte del gioco.






“Quando Čechov alzò gli occhi al cielo, vide un inverno buio e gelido, oltre che privo di speranze. Noi sappiamo che l'inverno è solo una tappa del ciclo della vita. Ma stando qui tra gli abitanti di Punxsutawney, al tepore dei loro cuori e dei loro focolari, non posso immaginare un destino migliore di un lungo e luminosoinverno.”

BILL MURRAY - Phil Connors in "Ricomincio da capo"

domenica 19 aprile 2020

sabato 18 aprile 2020

Tipetta singolare

Image by JL G from Pixabay 


Il tuo fare aggraziato
la tua bellezza mozzafiato
il tuo animo poetico
il tuo fisico atletico
la tua scollatura generosa
la tua risata fragorosa
la tua indole pacifica
la tua mentalità atipica
la tua bontà d'animo
il tuo cuore magnanimo
per te spasimo.

Il tuo volto soave
il tuo profumo che l'aere pervade
il tuo sguardo profondo
il tuo posteriore rotondo
il tuo soffice crine
le tue mani alabastrine
la tua espressione seducente
la tua voce suadente
per te diventerei inappetente.

Sei divertente, sei spiritosa
sei intraprendente, sei ardimentosa
sei resiliente, sei prodigiosa
sei brillante, sei in fermento
sei caparbia, sei un portento
per te entrerei in convento.

Sei una persona speciale
sei una donna fenomenale
sei una compagna leale
sei una...

Tipetta singolare

mercoledì 15 aprile 2020

Quando te ne sei andata



Quando te ne sei andata,
quando sei sparita dalla mia vita, 
mi sono chiuso a doppia mandata; 
di te mi è rimasta impressa l'immagine 
indelebile, nella mia memoria labile. 

A dire il vero, i primi tempi 
non mi sono neanche accorto 
di averti perso, per sempre, 
anzi ho provato un senso di liberazione, 
era sparito quel peso opprimente; 
poi ho provato un senso di smarrimento 
come se avessi perso l'orientamento 
e più passavano gli attimi, 
e più diventavano interminabili. 

È stato straziante, a tratti delirante, 
sapere di non poterti più parlare, 
di non poterti più tenere vicina 
e di non poterti più guardare la mattina 
quando mi svegliavo accanto a te. 

Di non poterti più parlare 
neanche per scherzare, 
neanche solo per sapere come va, 
mi ha fatto sentire un vuoto incolmabile, 
mi ha segnato in modo indicibile, 
mi ha complicato in modo indecifrabile; 
mi ha fatto sentire trasparente 
come se tutto mi passasse attraverso, 
come se tutti potessero guardarmi dentro. 

All'inizio ti ho maledetta, ma poi è passato, 
volevo solo dimenticare, volevo solo evitare 
di incrociare il tuo sguardo per doverti spiegare, 
per dovermi giustificare, neanche io so di cosa, 
per non doverti guardare, mano nel mano con un altro. 

Dopo di te non sono più riuscito a fidarmi, 
non sono più riuscito a decidermi, 
non ci volevo più ricascare, non volevo più 
che qualcuno si potesse approfittare, 
non volevo più soffrire, non mi compatire. 

Ma alla fine ho capito, che non era colpa di nessuno 
che le cose sono andate come dovevano andare, 
che la vita continua, che è stato meglio così, 
di aver insistito per non poter più rimediare; 
che è stato meglio lasciarsi andare 
per non doversi odiare, tutto il resto della vita.



venerdì 10 aprile 2020

Senso di Liberazione

Photo by Joshua Earle on Unsplash


Quando tutto sarà finito 
la prima cosa che farò 
sarà scalare una montagna 
non mi importa dove, ne come 
partire dalle pendici 
passando per sentieri non battuti 
inerpicarsi sempre più su fino 
a superare l'ultimo sperone 
arrivare sulla cima 
fino quasi a sporgermi dal burrone 
per contemplare l'infinito 
immergermi e perdermi 
nella bellezza del creato 
poi chiudere gli occhi 
fare un respiro profondo 
e gridare, a squarcia gola 
con tutto il fiato che ho in corpo 
fino a perdere la parola 
buttare fuori tutta l'aria 
fino a farmi girare la testa 
fino quasi a perdere i sensi 
per riuscire a tirare fuori 
tutto quello che ho dentro 
tutta la rabbia repressa 
tutto lo stress accumulato 
tutta l'ansia e la paura 
tutti i rospi che ho ingoiato 
per allentare la tensione 
per sfogarmi e svuotarmi 
per fare tabula rasa 
e ricominciare 
per non impazzire
per sentirmi ancora vivo 
e per provare ancora 
un altra volta 
quel profondo 


Senso di Liberazione

martedì 7 aprile 2020

Se fossi un Capitalista



Sarei sempre dalla parte dei cattivi
raggiungerei con ogni mezzo
e ad ogni costo i miei obbiettivi
farei strage di nemici
scalerei ogni piramide sociale dalle pendici
salirei in cima al podio
rimarrei indifferente all'odio
sarei ricco e famoso
sarei snob e borioso
sarei uno spilorcio bastardo
sarei un egoista e bugiardo
sarei un arrivista efficiente 
sarei un venduto deficiente
sarei un freddo calcolatore
sarei uno spietato vincitore
sarei il primo della classe
sarei un autentico fuoriclasse
mi bacerebbe la dea bendata
andrei e tornerei
col mio jet privato
da Abu dhabi, in giornata
crederei in un dio e in una patria
sarei un cocainomane 
che il naso si incipria
le avrei tutte vinte
avrei le terga finte
avrei il monocolo e i baffi a manubrio
come l'omino del monopoli
mi arricchirei e mi ingozzerei
alle spalle degli altri popoli
sposerei una ricca ereditiera
e mi fidanzerei con una modella in carriera
guiderei una Ferrari
mi affogherei di Campari
avrei un pozzo di petrolio 
e una carovana di dromedari
frequenterei avvoltoi e pescecani
possederei le persone 
e sopra tutto, amerei le cose 
comanderei il mondo
toccherei il fondo
e di tutto e di tutti
soprattutto del futuro dei mie figli
me ne laverei le mani.


domenica 5 aprile 2020

Siamo pronti alla morte



Ascoltiamo in silenzio
la profezia del saggio veggente
speriamo che il sacrifico 
questa volta sia di buon auspicio 
la battaglia sarà imminente. 

Salutiamo i nostri cari 
porgiamo tributo ai nostri avi 
ci dipingiamo il volto 
ci bardiamo il corpo 
sguainiamo le spade 
le battiamo sui nostri scudi 
rimbombano i tamburi 
il furore ci pervade. 

Canti e grida si alzano al cielo 
Il nostro animo è fiero 
onore e gloria ci attendono 
Odino e tutti gli Aesir ci vegliano 
ci accolgono a braccia aperte 
nella sala del Valhalla 
siamo pronti alla battaglia. 

È giunto il momento fatidico 
ci gettiamo a capofitto nella mischia 
correndo incontro al nemico 
tra le fronde il vento fischia. 

Combattiamo ferocemente
fino al tramontar del sole
duelliamo tenacemente
fino a che non abbiamo 
squarciato tutte le gole. 

I nostri nemici sono malridotti 
il sangue spruzza a fiotti 
il nostro viso ne è intriso 
il fetore dei cadaveri pervade l'aria 
la nostra crudeltà è leggendaria 
siamo sprezzanti del pericolo 
sopravvivere questa volta 
è stato un miracolo.

Ovunque ci sia una battaglia
la nostra gente si scaglia 
siamo vichinghi, siamo coraggiosi 
siamo raminghi, siamo orgogliosi 
salpiamo per lidi sconosciuti 
razziamo chiunque ci siamo imbattuti 
sfidiamo costantemente la sorte



Siamo pronti alla morte







sabato 4 aprile 2020

Essere malato mentale



Essere malato mentale, vuol dire: 
non sapere mai cosa è immaginario e cosa reale
non sapere mai cosa fare e di chi potersi fidare
essere soggetto a sbalzi repentini d'umore
essere costantemente in preda al terrore
non essere capace di intendere né di volere
non sapere mai se dovere e se potere.

Compiere un azione e non ricordarne la reale motivazione
essere succube della propria immaginazione
fissarsi con cose assurde che non esistono
non sapere cosa rispondere mentre tutti gli altri insistono.

Non avere cognizione dello spazio e del tempo
essere perennemente in balia di ogni triste evento
sprecare ore e giorni a fissare il pavimento e i suoi contorni
perdersi dietro casa e nei suoi dintorni
essere intrappolato tra mura immaginarie
fatte di pensieri ossessivi e discorsi senza senso.

Essere risucchiato in una spirale autolesionista
essere come ipnotizzato da un abile illusionista
vivere proiettato nel futuro e nel passato
dimenticando chi è presente e chi è assente
rimanere costantemente basiti e perplessi
combattere una battaglia impari contro se tessi.

Dovere fare i conti con le voci e con le allucinazioni
fare del male anche se si è animati dalle migliori intenzioni
fare soffrire chi ci ama e non sa come aiutarci
e vorrebbe salvarci ma finisce per evitarci.

Vuole dire sentirsi spiati e osservati 
essere emarginati e dimenticati
vuole dire sentirsi sempre solo
avere dentro un macigno 
 e sentirsi schiacciare al suolo.


giovedì 2 aprile 2020

Nessuna destinazione


Il nostro bolide scatenato macina chilometri senza esitazione
ci porta ovunque il nostro istinto voglia andare
nessuna meta, nessuna destinazione
dobbiamo solo puntare il dito sulla mappa e accelerare 
chiudiamo gli occhi e lo lasciamo andare 
finché la campana non suona gli ultimi rintocchi. 

Le mani sul volante, il motore rombante
il vento tra i capelli, il sole in faccia come ribelli 
lo stereo a tutto volume, di lucidità non ce n'é neanche un barlume 
girovaghiamo senza sosta, acceleriamo sulla corsia opposta 
si procede a tavoletta, al semaforo sgommiamo in tutta fretta 
strade tortuose, sbandate pericolose 
solo una stretta lingua d'asfalto 
ci separa tra il precipizio e lo schianto. 

Vagabondiamo, neanche noi sappiamo bene cosa cerchiamo 
ci rallegriamo, senza neanche sapere dove andiamo: 
una spiaggia assolata, una distesa sconfinata 
una strada sterrata, una campagna desolata 
una foresta lussureggiante, una montagna imponente  
a un certo punto ci ritroviamo nel bel mezzo del niente. 

Una lingua di terra sconosciuta ai confini del mondo 
non ci rimane che festeggiare girando in tondo 
ci fermiamo solo quando il serbatoio ha toccato il fondo 
ci plachiamo solo quando è sazio il nostro spirito errabondo...




mercoledì 1 aprile 2020

Chiudersi in gabbia





Col tempo e con la pazienza
si impara a convivere
con la lontananza,
giunti a un certo punto
se ne ha abbastanza,
si impara a bastarsi,
si impara a fare senza
di qualcuno che ci stia accanto,
si impara a fare affidamento
sulle nostre forze, soltanto
ma si tende anche a isolarsi
talmente tanto, che non si riesce
più a stare con qualcun'altro:
non si sopportano più le costrizioni,
non si reggono più le limitazioni,
non si vuole più soffrire,
si vuole soltanto fuggire.

Man mano,
si diventa scostanti, 

sempre più sfuggenti,
si diventa scontrosi, 
a volte pure permalosi,
si diventa introversi, 
per lo più avversi,
si diventa apatici, 
quasi autistici:
si fa fatica a conversare,
ci si deve sforzare
sempre più
per interagire
con il prossimo;
la paura
ci attanaglia
e lentamente
ci si taglia, fuori
con chiunque,
chiudendosi a riccio,

in se stessi.

Ma qualsiasi cosa accada
non bisogna lasciarsi andare,
gli altri sono soltanto i nostri riflessi
del nostro modo di essere e di agire,
non ci si deve adagiare,
non si deve mollare...


Per imparare
a stare bene con gli altri
bisogna prima imparare
a stare bene con noi stessi,
a conoscersi, a comprendersi,
a perdonarsi, ad aiutarsi
e ciò non vuol dire arrendersi,
non vuol dire confinarsi,
non significa mettere
la testa sotto la sabbia,
non significa



Chiudersi in gabbia



sabato 28 marzo 2020

Insomnia



Nel cuore della notte
un incubo ti sveglia,
subito pensi tra te e te:
"Sarebbe meglio prendere
un altra pastiglia".

Spalanchi gli occhi,
sotto hai due solchi,
controlli l'ora,
sono le 3 erotte
e i pensieri si accalcano a frotte:
"Oh no l'insonnia, ancora...".

Ti giri e ti rigiri
come un girarrosto,
neanche fosse caldo
come a ferragosto.

Cerchi di riprendere sonno
ma sai già che sarà inutile,
tenti tutto il kamasutra
ma una posizione comoda
proprio non la trovi,
ma una posizione consona
proprio non la scovi,
ci provi e ci riprovi.

Alla fine vorresti metterti
a testa in giù
e nel frattempo
la mente si affolla
di pensieri, sempre più,
manco fossero tifosi
che s'accalcano bellicosi
a una finale mondiale,
staresti più comodo
nella bara al tuo funerale.

Guardi l'ora, ancora
sperando sia passato
solo un quarto d'ora,
ne è passata una intera,
ti chiedi come sia possibile
è illogico, insostenibile:
"Il tempo è davvero antisportivo,
avrò un disturbo dissociativo;
avessi lavorato
non sarebbe mai passato
così, tutto d'un fiato".

Cerchi di sgombrare la mente,
ripensi agli appunti
di meditazione,
pensi al vuoto,
a un foglio bianco,
all'acqua che scorre,
a un bel paesaggio,
a una spiaggia delle Azzorre.

Ma i pensieri
subdolamente
si fanno strada
nuovamente,
rimbombano,
con un rumore assordante,
fanno a gara a chi
è più angosciante:
i minuti scorrono
con un ritmo incalzante.

Nel frattempo
con le coperte
hai formato un bozzo larvale,
sei indeciso,
ti stai finalmente
per riaddormentare
ma ti vorresti pure alzare,
nel dubbio gli occhi
cerchi almeno di riposare.


Non hai il coraggio
di guardare, provi ancora
sapendo che sarà l'ultima,
non puoi più rimandare,
mancano 5 minuti,
eh già, la sveglia
è lì lì che sta per suonare.

Infine ti alzi più stanco
di quando ti sei coricato,
ti guardi allo specchio
con l'occhio crepato:
"Fosse per me,
dormirei altre 8 ore di filato!
Forza si ricomincia, 

un altra volta, da capo...".


venerdì 27 marzo 2020

Tra la vita e la morte



Sfrecciano a tutta velocità
nelle piste tracciate
da migliaia di carovane
a bordo di furgoni possenti
nel vento che soffia
la sabbia negli occhi
impossibile distinguere 
una dune dall'altra
il sole si getta
a capofitto
creature strisciano
fuori dalle rocce
paesaggi fotocopia
si susseguono senza sosta
montagne si inerpicano
fino a lambire il cielo
canyon e vallate
le labbra screpolate
il canto del beduino
il the del tramonto
aspettando il nuovo mattino
all'alba il sole fa capolino
giorno e notte
arsura e stordimento
gelo e pentimento
oasi e palme
carcasse e salme
bisogna prestare
molta attenzione
alla minima distrazione
nel cocente deserto
un copricapo
e una goccia d'acqua
fanno la differenza
tra la cattiva e la buona sorte


Tra la vita e la morte








venerdì 20 marzo 2020

Momento di pace




Bisogna sempre
ritagliarsi un attimo
per stare fermi
e distendere i nervi
rilassarsi e estraniarsi 
staccare la spina 
meditare senza pensare 
a ogni conseguenza 
a ogni azione e reazione 
allentare la tensione 
alleviare la pressione 
che la società ci impone 
trovare una nostra 
dimensione interiore 
chiudere gli occhi 
e prendere un respiro profondo 
chiudere fuori il mondo 
è importante cercarsi 
un posto in cui tutto tace 
qualsiasi cosa accada 
è fondamentale ritagliarsi 
il proprio

Momento di pace