mercoledì 28 novembre 2018

Un rapporto paritario



Un rapporto paritario è qualcosa di straordinario, è una sorta di contratto non scritto in cui le parti di comune accordo acconsentono a prendere parte a una relazione, un interazione basata sul reciproco rispetto, sull'equità, sulla solidarietà, sulla lealtà, sulla fiducia e sull'affetto:

istituendo un rapporto alla pari in cui ognuno può essere liberamente se stesso senza maschere, senza imposizioni, senza restrizioni e ognuno viene incoraggiato a dare libero sfogo alle proprie potenzialità ma anche a condividere il più possibile, a lasciarsi influenzare a vicenda. Cercando di cambiare insieme, promuovendo la reciproca crescita personale, l'autocoscienza e provando a migliorare quello che non va, limandosi, ma rimanendo fondamentalmente se stessi.


Essendo alla pari si ha lo stesso peso nelle decisioni e nelle azioni da compiere, si raggiunge sempre insieme un punto di incontro, dialogando civilmente e esponendo le proprie opinioni e posizioni ed, adducendo le proprie motivazioni; partendo dal presupposto che nessuno ha ragione o torto a prescindere, in nessun caso ricorrendo all'uso della forza e della violenza anche psicologica per raggiungere il proprio fine.

Non è una dipendenza ma mutua assistenza. Non è un tipo di relazione in cui una delle parti è vittima e schiava dell'altra, ne fisicamente, ne psicologicamente. Non è una relazione da tappetino, da scendiletto, non c'è dominatore, nessuno deve rinunciare alle proprie passioni, ai propri interessi, ai propri obbiettivi, alle proprie amicizie e si cerca di conciliare le esigenze di entrambi e l'utile col dilettevole.

In un rapporto paritario prima si ascolta e poi si parla, prima si sente nel profondo e poi si pensa alla superficie

Ci sono diritti e doveri, come gioie e dispiaceri ma i sentimenti che si provano, sono autentici, veri.. non c'è posto per falsità e egoismo ne per meschinità e servilismo. Al contempo non esistono obblighi ma ognuno è tenuto agire al meglio delle proprie possibilità spinti da un sentimento puro che nasce da un atto dettato dalla propria coscienza, dalla propria volontà.


Si parla sempre di comprensione, di supporto reciproco in ogni situazione e non di apprensione, e ne di repressione; non si viene mai giudicati, ne viene fatto un esame, ne si subisce un interrogatorio di terzo grado.

In una rapporto paritario il rispetto e la fiducia non sono scontati ma vanno guadagnati giorno per giorno: non possono che essere ottenuti tramite l'uso della ragione del dialogo e fornendo in primis il proprio esempio, e non, tramite l'utilizzo della violenza, della forza come anche quello della paura e del ricatto come mezzo di estorsione psicologica per l'ottenimento dell'assoggettamento dell'altro.

Ugualmente i metodi coercitivi sono profondamente sbagliati perchè esigono il rispetto tramite l'utilizzo della forza, incutendo timore nel malcapitato attraverso una sorta di ricatto psicofisico: "se non mi ubbidisci le prendi di santa ragione". Quindi estorcendo di fatto l'ubbidienza attraverso la paura, alimentando un clima repressivo e non cercando un punto di incontro tramite il dialogo costruttivo.


Fino a prova contraria ognuno è presunto innocente e agisce in buona fede anche nel caso accada che a una delle due parti venga fatto involontariamente un torto, o subisca un ingiustizia

Le decisioni che riguardano e coinvolgono entrambe le parti vanno prese di comune accordo, cercando di essere imparziali, non privilegiando nessuno. Le azione vanno intraprese cooperando per il bene comune e non per il solo fine personale.

Se se ne presenta l'occasione di potersi aiutare a vicenda, anche come supporto psicologico, va fatto spontaneamente senza che ce ne sia imposizione, come fare una buona azione senza ricompensa e senza sentirsi obbligati ma dettato dalla propria coscienza.

Un rapporto paritario non è senza regole ma esse vengono decise di comune accordo promuovendo il benessere comune.

Si viene trascinati e influenzati dalle idee e dalle posizioni dell'altro, ci si contagia, in un continuo scambio, in divenendo, senza però perdere la propria identità, la propria straordinaria unicità..




giovedì 22 novembre 2018

Manifesto del Libero Pensatore



Siamo persone "strane",
quelle che troppo spesso
vengono derise e emarginate
solo perché considerate "diverse",
quelle che esulano dalla normalità,
che infrangono le barriere dell'ordinario
e sconfinano nello straordinario:
sognatori, liberi pensatori,
spiriti erranti, paradossi viventi,
vagabondi delle stelle, anomalie del sistema.

Siamo persone che non si omologano,
che escono dagli schemi,
che vanno controcorrente,
che cercano di sfuggire
ai condizionamenti imposti,
di mentalità aperta,
che non seguono il gregge,
che non vivono di luoghi comuni,
persone senza paraocchi,
che non danno niente per scontato,
che non si accontentano delle solite risposte,
che ragionano con la propria testa
o almeno fanno quello che è in loro potere
per non credere nei giochi di potere..
che cercano di non soccombere
alla morsa del quotidiano marasma.

Questo è ciò siamo e a cui aspiriamo
che idealmente vorremmo essere,
a cui tendiamo, per cui siamo stati creati
e che tentiamo di diventare.
Siamo questo e molto altro ancora
quel qualcosa che le parole
non riescono sempre a descrivere..
Siamo ciò e in quanto tali noi:

Non rinunceremo mai
alla nostra Libertà di pensare
finché il cuore continuerà a pulsare,
finché la terra continuerà a girare
e le stelle a brillare,
finché non evaporerà il mare,
finchè il vento non smetterà di soffiare
e il sole di brillare..

Non smetteremo mai di dissentire
finché avremo fiato in corpo
finché ci sara al mondo un torto,
finché giustizia non sara fatta,
e la ignoranza non verrà sopraffatta


Non smetteremo mai di sognare,
di fantasticare, di immaginare
e di sperare in un mondo migliore
e ci batteremo affinché ognuno
abbia la libertà di scegliere
e di esprimere le proprie opinioni

Questo è il nostro credo,
e finché sarà vero,
vivere sarà sinonimo di combattere
seguendo la via della non violenza
per affermare la nostra esistenza
per alimentare tutte le voci fuori dal coro
e la fiamma che arde dentro ognuno di loro.





giovedì 15 novembre 2018

Ambivalenza intrinseca: Siamo cattivi o ci disegnano così?



Se ci fermiamo un attimo a pensare alla società attuale, siamo tutti ambivalenti, psicopatici latenti.. quando si dice "gli unici sani sono quelli nei manicomi", potrebbe non essere sbagliato: considerato che il bipensiero Orwelliano, ossia l'essere convinti di due cose opposte contemporaneamente, e  di accettarle ugualmente, è un dato di fatto, non solo una invenzione letteraria!

La società ha una facciata intrisa di perbenismo che ti dice come dovresti essere, come è moralmente accettabile agire e come ti dovresti comportare e poi ce la sua effettiva natura che ci condiziona a livello subliminale.. per esempio la società ti dice che è sbagliato essere violenti ma fin da piccoli ci sfamano a pane e ammazzamenti. Sopratutto la generazione degli anni 80, siamo il sottoprodotto di migliaia di ore di lavaggi del cervello, tendono a renderci insensibili, ad anestetizzarci, a farci digerire ogni genere di nefandezza e a farla passare per "normale": 

E' normale la guerra? è accettabile che la stragrande maggioranza del mondo viva di stenti? che sia lasciata in balia degli eventi e venga sfruttata per consentirci di avere questo tenore di vita? Secondo la morale comune è sbagliato rubare, condannano i malviventi, i truffatori, i demagoghi ma poi i primi ladri, i disonesti e turlupinatori sono proprio i governatori, i facoltosi, le eminenze che stanno ai vertici e sputano sentenze, dovrebbero dare l'esempio e invece sono la prova lampante della ingiustizia dilagante, insita nella società presente. Cosa più assurda, se un comune cittadino delinque, viene rinchiuso in galera ma loro in qualche modo se la cavano sempre, infatti come recita quella vecchia battuta: La legge è uguale per tutti.. ma per alcuni e più uguale che per altri..


Chiunque è dotato di una coscienza sa che è sbagliato essere malvagi ma chi detiene il potere e dovrebbe dare l'esempio è marcio dentro, corrotto.. come il mondo che hanno creato; la maggioranza che ancora dorme, è intrappolata in un sonno letargico, non si rende conto che c'è più di una contraddizione e le vede come normale amministrazione; la gente considera crudele maltrattare un cane ma poi della sofferenza del restante regno animale rimane indifferente, o magari si preoccupa di curare le piante del proprio orto ma poi dell' Amazzonia, il polmone del pianeta, se ne frega altamente! 

Il male ci affascina, ci seduce, ci ammicca anche perché è noioso essere buoni?! strano che quando guardiamo il filmato di qualcuno che si fa male ridiamo: dice Socrate non esistono persone cattive ma solo ignoranti.. o insensibili? o così o è questa società che è malata e noi essendo suoi figli, suoi sottoprodotti, ne siamo traviati, influenzati. Siamo affascinati dai cattivi, sono sempre i più intriganti nei film, i più trasgressivi.


Addirittura godiamo quando capitano disgrazie ad altri, o arriviamo al punto di augurarle.. perché? è insito nel DNA umano? è una nostra caratteristica atavica? la storia è stata sempre costellata di azioni malvagie perpetrate nei confronti degli indifesi, dei deboli, degli ignoranti, degli ignari: genocidi, indottrinamenti di massa, schiavismo, soprusi e sfruttamenti di ogni tipo. 

Il "Bene" e il "Male", il bianco e il nero nella visione taoista, convivono in ognuno di noi, anche se siamo bianchi, ce sempre un puntino di nero e viceversa, certo bianco e nero sono solo concetti per semplificare, la vita sembra piuttosto fatta a scale di grigio. Guardando comunque a come gira il mondo in cui il male trionfa e il bene è la strenua resistenza, perché allora il karma non punisce i cattivi o chi commette una violenza? perché dovrebbe farlo in un altra vita, ammesso che esista.. esiste la giustizia "divina"? Libero Arbitrio? perché ci affascina tanto il "lato oscuro" della forza? forse in un mondo "cattivo" è più facile esserlo? Ne siamo attratti, sedotti, è più "divertente"? o fa solo figo? 


Dobbiamo prendere atto della nostra..


Ambivalenza intrinseca:

 Siamo cattivi 
o ci disegnano così?







mercoledì 14 novembre 2018

L'esistenza è sofferenza



Quando il dolore
prende il sopravvento,
ti senti come spegnere dentro,
non usciresti più di casa,

te ne staresti rintanato,
non ti alzeresti dal letto;

nessun bisogno di mangiare,
nessuna voglia di parlare,

ti senti inerte, come trasparente,
chiuso in te stesso,
molleresti tutto per mai più ritornare.


Quando sei stato ferito

da un caro, da un amico
da una persona amata
da una fidata
è sempre più duro reagire
ma chiunque sia stato
non te la prendere
con il tuo prossimo
e nemmeno con te stesso
solo soffrendo
apprezzerai il valore di una vita
e quello che ha da offrire.

Il dolore è
come una lezione
dalla quale imparare,
imparare ad accettare,
non bisogna mai scappare,
non si può ignorare
o continuerà a farti del male.
Bisogna imparare a reagire:

il dolore ti fortifica,
ti tempra, ti corrobora
ti crea una corazza
che ti rende invulnerabile
ma stai attento
a non farla troppo spessa
o non entrerà più nemmeno
un raggio di sole,
uno sprazzo di colore

Il dolore è utile per cambiare, per maturare,
ti porta a riflettere,
a diventare più empatico,
più sensibile, più comprensivo..
e se ti ha fatto diventare antipatico,
spregevole, malvagio, in fondo anche cattivo
l'hai usato proprio male e
ci puoi scommettere,
ti si ritorcerà contro!

Il dolore è una sorta di espiazione
Per i propri errori passati,

è come un cammino di iniziazione,
per aspirare a una grande guarigione interiore
Il dolore non ha colore,
ne odore e ne sapore
non fà distinzione:
bello o brutto,
povero o ricco.

il dolore fisico è un conto
ma quello psicologico
ti fa male anche quando
non hai niente da medicare,
è altrettanto reale
e forse peggiore
perchè se non trovi la causa
continuerà a farti soffrire,
puoi solo imbottirti di sedativi,
stordirti di alcolici per non pensare.

il dolore è parte integrante della nostra vita,
è un maestro severo che non accetta scuse,
è saggio e imparziale,
ti cambia drasticamente,
in un modo o nell'altro..

bisogna sviluppare l'autocoscienza
quando fare del male è di tendenza,
quando..

L'esistenza è sofferenza 







domenica 11 novembre 2018

ANSIA




Quando la vita scorre troppo in fretta
e sei schiavo della lancetta,
pensi e ripensi a quello che ti aspetta,
al cuore gli prende una stretta,
la lingua si secca,
un groppo viene in gola,
è l'ansia che ti inchioda.
Quando ricordi dolorosi 
riaffiorano dalla memoria,
le preoccupazioni, le errate azioni,
si pensa sempre alle conseguenze,
alle inevitabili ripercussioni.
Proiettarsi nel futuro, trascurando il presente:
preoccuparsi per ciò che è venturo.
È l'ansia per l'avvenire
per quello che ti potrebbe succedere
o per tutto ciò che non è stato
e che sai che non potrà mai accadere
o per tutto ciò che è passato 
e che non potrà mai più tornare.
E' l'ansia
per tutto ciò che ti circonda,
per qualche paura profonda,
paura di perdere le certezze,
paura di perdere il controllo,
paura del tracollo..
L'ansia è generata
da qualche paura passata o futura
che ci tortura e non ci lascia andare,
ci procura un disagio innaturale.
L'ansia è altamente invalidante,
ti può prendere in qualsiasi istante
e in qualsiasi frangente
anche per qualche motivo
apparentemente inesistente.
C'è l'ansia di affrontare l'inevitabile,
l'insormontabile, l'inguaribile, l'ineluttabile.
Si è come Storditi, tramortiti, 
come essere in trans, ipnotizzati,
attanagliati, intrappolati, esiliati, isolati,
ci si dimentica anche di esistere,
la concentrazione va a farsi friggere
e il sonno va a farsi benedire.
Si è pervasi da un tremore,
in preda a un generale torpore.
Si annaspa in cerca di una boccata d'aria,
di una via di fuga anche immaginaria.
E' come sentirsi impotente,
è come essere posseduto,
essere incapaci di intendere e di volere.
E' come essere un morto vivente,
è come stare sospeso in un limbo,
è come percorre il miglio verde,
è come andare incontro a un plotone d'esecuzione.
Si è vittima di se stessi,
succubi delle proprie emozioni
della propria condizione,
della propria


ANSIA


mercoledì 7 novembre 2018

La mia giornata ideale



Ammirare il sole che fa capolino all'orizzonte
Passeggiare con il proprio amico a 4 zampe
Respirare a pieni polmoni l'aria frizzante del mattino
Correre a perdifiato in un prato fiorito
Rotolarsi nell'erba colma di rugiada
Inebriarsi con il profumo della terra bagnata 
Sonnecchiare all'ombra di un grande albero 
Fantasticare sulle forme bizzarre delle nuvole
Leggere un buon libro e ascoltare un po di musica rilassante 
Osservare la natura brulicante e fondersi con il ciclo vitale 
Spippacchiare una bella cannetta
Mangiare un gelato e starsene in pace beato
Meditare sulle idee più disparate
E per un altro verso trovare ispirazione 
Poi tornare a casa a mezzogiorno
Cucinare il mio piatto preferito
Scolarsi un goccetto
E sprofondare sul divano
A Sfondarsi di film e serie tv 
Quindi piombare sulla scena più importante
Riprendere i sensi dolcemente
Cazzeggiare fino all'ora di cena 
Bighellonare con i soci fino a notte fonda
e scordarsi la dignità a casa
Alla fine tornare a casa e sprofondare tra la braccia di Morfeo
Che giornata interessante
Ci metterei la firma
Sembrerebbe banale
eppure per me è una giornata esagerata 
È 

La mia giornata ideale

domenica 4 novembre 2018

Stella cadente





Nei miei pensieri
sei sempre al mio fianco
ti abbraccio
ti bacio
ti accarezzo
e ti prendo per mano
nonostante tu sia lontano

è come nuotare 
nell'oceano
sento come 
una resistenza
una ineffabile presenza
di te 
non riesco proprio
a star senza

Sento ancora 
il tuo calore
Il tuo odore
il tuo sapore
è ancora vivido
il mio dolore
per la tua assenza
quando sparisti
quando uscisti
il tuo sorriso
ancora risplende
nei miei ricordi
sbiaditi dal tempo

Ti penso
ogni qualvolta
cambia il vento
mi manchi
come l'acqua
ad un fiore
più del sole 
sulla pelle
come ai pianeti
mancano 
le stelle

Nonostante tutto
questo tempo
ti riconoscerei
in mezzo a una folla
anche se fossi 
nella schiuma una bolla 

Grazie per tutti
i bei momenti passati insieme
ti vorrei rivedere
solo per poter esprimere
il desiderio 
di poterti ancora avere
una sola volta 
prima che tu sparisca 
dalla mia mente 
e dal firmamento 

Ti sento distante 
cerco ogni istante 
la tua coda splendente 
brilli di luce propria 
tra il buio della gente 
sei sempre seducente 
mia cara 


Stella cadente




sabato 3 novembre 2018

La dura legge della giungla urbana



Suona la sveglia,
la posticipi di qualche minuto,
ti giri e ti rigiri nel letto
e sogni il gabinetto.
Suona un altra volta
e alla fine sei rinvenuto,
giusto il tempo di riprendere i sensi
e già sai a cosa pensi.

Trangugi il caffè,
ti ingozzi di fretta,
la lancetta ticchetta,
ti lavi ti vesti e sei già in fila
pronto per timbrare il cartellino
come ogni mattino.


Ti aspettano
8 ore di duro lavoro,

ti spacchi la schiena
pensando al prossimo
punto di approdo,
al tuo obbiettivo mensile:

combinare qualcosa
prima dell'età senile.
Pensi soltanto alla paga,
trattieni il fiato come in apnea,
ingoi i rospi, ti fai passare sopra,

accetti tutti i torti,
5 giorni a settimana
lavori senza sosta,

vorresti viaggiare,
accumuli le ferie,
c'hai soltanto il tempo di bestemmiare.

Nel frattempo strisci
fuori dal posto di lavoro,
ti rimangono se va bene 8 ore per vivere,
sono veramente poche

c'è giusto il tempo per sopravvivere:
dopo il meritato riposo
e le faccende quotidiane:
dopo che prepari da mangiare
e porti a spasso il cane,
lavi i piatti,
fai la lavatrice,
paghi le bollette,
anche questo mese sei alle strette,
c'è sempre un imprevisto,
di qualcosa il frigo è sprovvisto,
non ti rimane poi un gran che di tempo libero,
hai talmente tante cose da fare,

se hai anche un figlio, 
te lo puoi immaginare
che a volte ti dimenticheresti pure di respirare.


La giornata volge già alla termine,
ti ritrovi sul divano,
con un occhio aperto e uno chiuso
a guardare i soprano,
sembrerebbe un sopruso,

sembrerebbe un abuso
ma è già ora di andare a letto

a fissare il soffitto.
Sembrerebbe un dispetto
ma è soltanto il delitto perfetto,
è la canzone dello schiavo provetto.


Infine crolli e ti addormenti in un momento,

se ti svegli nel cuore della notte,
è un tormento,
ti monta l'ansia
e non chiudi più occhio,
sembrerebbe un malocchio,
vai avanti col dormiveglia
e ti addormenti solo
5 minuti prima della sveglia,
drin drin,
e si ricomincia da capo.

E la vita ti scorre sotto agli occhi,
passano le stagioni
e intanto invecchi,
ogni tanto ti specchi
e quello che vedi comincia a non piacerti,
ti metti il cuore in pace,

aspetti solo
il volteggiante rapace.

Devi approfittare
di ogni singolo 
momento di libertà
per fare tutto ciò che 
veramente ti và.

Sono giorni siamesi,
sono giorni sospesi,
aspetti solo
il fine settimana,
è la triste routine quotidiana


La dura legge 

della giungla urbana